Federico Liberatore atleta professionista, 26 anni
Ho iniziato ad andare da Pietro 4 anni fa in seguito a un dolore alla schiena. Sentivo dolore e non ne capivo il motivo nonostante mi fossi sottoposto a tante risonanze. Iniziai fin da subito a intraprendere un percorso di riabilitazione cercando di risolvere il problema senza metterlo in pausa ad esempio con la somministrazione di cortisone, che può sì farti sparire il dolore ma non risolve il problema. E così è iniziato un bel gioco di squadra tra Pietro, me, e il mio preparatore atletico.
Quanti anni avevi quando hai cominciato a sciare?
Ho iniziato a tre anni quando i miei genitori mi portavano al campetto. Era un gioco. La mia è sempre stata una famiglia di sportivi. Mio padre era un giocatore di hockey su ghiaccio e abitando in Val di Fassa e avendo lo stadio vicino a casa iniziai anch’io a giocare a hockey. Poi, a 15 anni, feci la scelta di continuare con lo sci perché a differenza dell’hockey avrebbe potuto offrirmi maggiori opportunità per il futuro.
Cos’è cambiato da allora nel tuo modo di allenarti?
A 11 o 12 anni non hai bisogno di una preparazione metodica, ti basta un buon movimento. Dai 14 anni ho iniziato con il mio preparatore atletico, Davide Verga, una preparazione che creasse le basi per il futuro. Un lavoro che va avanti da 10 anni. Poi per mia fortuna o per mia sfortuna ho incontrato Pietro.
Perché sfortuna?
Perché di solito quando vai dal fisiatra vuol dire che hai qualche problema di salute.
Da quanti anni sei seguito dal dottor Picotti?
Ho iniziato ad andare da Pietro 4 anni fa in seguito a un dolore alla schiena. Sentivo dolore e non ne capivo il motivo nonostante mi fossi sottoposto a tante risonanze. Aggiungi anche che lo sci non è uno sport facile, è uno sport traumatico, e può portare dolori alla schiena, alle ginocchia, alle spalle. Un’amica mi parlò di Pietro e del suo lavoro sulla postura. E così mi recai da lui e iniziai fin da subito a intraprendere un percorso di riabilitazione cercando di risolvere il problema senza metterlo in pausa ad esempio con la somministrazione di cortisone, che può sì farti sparire il dolore ma non risolve il problema. E così è iniziato un bel gioco di squadra tra Pietro, me, e il mio preparatore atletico. Loro si consultano per mettere a punto i miei esercizi e permettermi di essere al top, io li eseguo. Il lavoro di team è importantissimo.
“Non è utile solo allenarsi”, dice il dottor Picotti, “ma è utile conoscere le proprie capacità posturali, propriocettive, e metaboliche e lavorare su tutti questi aspetti assieme che consentono di migliorare la tecnica e aumentare la forza.” Ti dicono qualcosa queste parole?
Certo! Siamo partiti infatti da una rieducazione posturale, abbiamo lavorato prima con delle manipolazioni posturali che mi ha fatto lui e poi con uno strumento che aiuta a rafforzare i muscoli interni della schiena, e andando avanti con gli anni sono stato meglio anche se fare sport ad alto livello favorisce sempre la comparsa di qualche dolorino, ma in quel caso torno subito da Pietro. E anche in assenza di dolore, devo dire che il mio check-up periodico nel suo studio è un punto di riferimento.
Ora siamo nell’ambito della prevenzione, non è più il fisiatra al quale ci si rivolge all’insorgere del problema ma in maniera regolare lo si frequenta per mantenere un livello di benessere accettabile, giusto?
Sì, sì! Alla fine essendo ad alti livelli è sempre necessario restare controllati. Ad alti livelli è il dettaglio a fare la differenza e questo è un dettaglio che non deve essere trascurato.
Non puoi permetterti, più di altri, un mal di schiena.
Esatto! Lo slalom ti costringe a dare il 100% a ogni manche e anche un piccolo dolore rischia di indebolirti psicologicamente e potresti non riuscire a dare il 100%.
Un approccio, quello del dottor Picotti che non si ferma alla parte anatomica ma tiene con dell’aspetto funzionale.
Sì, quando vado da lui seguo il suo iter e le sue manipolazioni e credo che lui prima di tutto si accerti in questo modo che non ci siano problemi da altre parti. Non si concentra solo sulla zona dolorante
C’è un aneddoto che riguarda il dottor Picotti?
La prima volta che l’ho incontrato la ricordo ancora. Non so se hai notato ma lui, forse per timidezza o altro, fatica a guardarti negli occhi. Mi sembrava uno di quelli che parla con superiorità, poi ho capito invece che lui è così ed è una sua caratteristica. Abbiamo instaurato un bel rapporto anche di amicizia e franchezza, c’è un buon feeling.
Qualche sua raccomandazione che ricordi?
Mi dice sempre: “Eh, qua bisogna fare un po’ di propriocezione, eh!”